C’è bisogno di regole per i minori non accompagnati. Le associazioni: “Altissimo il rischio che alle frontiere le donne e i figli piccoli finiscano nella rete delle organizzazioni criminali”.

L’allarme è altissimo e lo hanno lanciato tutte le più grandi organizzazioni che si occupano di migrazioni e di infanzia, dall’Unicef a Save The Children, dall’Unhcr fino a Telefono Azzurro. Da quando è iniziata la guerra in Ucraina si sono messi in marcia verso la salvezza oltre tre milioni e mezzo di profughi e di questi un milione e cinquecentomila sono bambini. Ogni giorno, settantamila minori, ha calcolato l’Unicef, “diventano profughi, quasi uno al secondo”. Una enorme massa di piccoli e piccolissimi, in gran parte in viaggio con madri o nonne, ma spesso anche affidati da genitori disperati a convogli che vanno verso i confini di Romania e Polonia, dove arrivano da soli e senza parenti. “Il rischio che alle frontiere chi non è protetto da una rete familiare finisca in un circuito di tratta e di pedofilia è alto e riguarda sia le donne che i bambini”, spiega Andrea Iacomini, portavoce di Unicef Italia, che insieme a Unhcr e a Save the Children ha creato un presidio di accoglienza al valico di Trieste.

Orchi, trafficanti di esseri umani, “passeur” senza scrupoli sono pronti ad approfittare della tragedia ucraina, avvoltoi rapaci di ogni grandi crisi umanitaria. “Abbiamo avuto segnalazioni di minori scomparsi nel viaggio dall’Ucraina verso le frontiere. E alcuni casi di sparizione ai confini. Per adesso, invece, i flussi in Italia sono controllati e per la gran parte di bambini che arrivano senza parenti riusciamo a ricostruire reti familiari nel nostro paese o in Europa. Infatti, a differenza dei minori che arrivano da altri conflitti, dalla Siria, dall’Afghanistan e sono davvero soli non accompagnati, per la crisi ucraina parliamo di minori separati”.

In Italia sono già 18.000 i piccoli profughi arrivati ma quasi tutti sono con le mamme, con altri familiari o con educatori se si tratta di bambini già in orfanotrofio. Quelli arrivati da soli sono poche decine. E tuttavia il Viminale monitora con grande attenzione il fenomeno tanto da aver nominato commissario nazionale per i minori non accompagnati la prefetta Francesca Ferrandino, capo del dipartimento libertà civili e immigrazione. Il suo primo atto è stato quello di avviare un censimento che sia in grado di restituire una fotografia non soltanto quantitativa ma anche qualitativa dei bambini arrivati. Alle associazioni che si sono adoperate per portare in salvo migliaia di bambini è stato chiesto di comunicare dove stanno, con chi stanno, come sono arrivati e di segnalare la presenza di eventuali minori soli ai tribunali dei minori perchè venga immediatamente nominato un tutore legale come prevedono le norme internazionali.  Che, però, fanno paura alle famiglie rimaste in Ucraina che sono riuscite a mettere in salvo i loro figli nella speranza di riaverli presto ma temono che finiscano nel circuito dell’adozione internazionale. Un pericolo che non esiste – spiegano fonti del Viminale – anche perchè moltissimi dei piccoli profughi, anche quelli ospitati in orfanotrofio in Ucraina, non sono in realtà senza genitori. E dunque, accertati i loro legami familiari, verranno ospitati in strutture protette o presso famiglie verificate per il tempo necessario per poi ricongiungersi appena possibile con le famiglie rimaste in Ucraina.

Le indicazioni del Viminale

L’ultima circolare è dell’8 marzo, diramata dal Viminale, traccia le indicazioni base per l’accoglienza. Si richiama il via libera al meccanismo della protezione internazionale e si sottolinea in più passaggi la necessità di agire “in stretta sinergia e raccordo con i livelli di governo regionale e locale, anche mediante l’attivazione presso le prefetture di tavoli e/o unità di crisi, raccomandandone l’allargamento anche ad enti e soggetti del Terzo Settore, per il contributo che potrà essere da essi fornito in sussidiarietà orizzontale”. Nel documento “si fa presente che le offerte di disponibilità alloggiative a titolo gratuito, anche provenienti da persone fisiche, non richiedono la piena conformità delle offerte agli standard prestazionali stabiliti in relazione ai posti della rete Cas/Sai. Diversamente, tale conformità potrà essere richiesta, e previamente accertata, qualora venga a cessare il carattere gratuito delle offerte, in conseguenza della loro attrazione nella rete di accoglienza pubblica”. 

Il punto focale è proprio nelle deroghe alle normali procedure. Si deve trovare il giusto equilibrio tra procedure semplificate per via dell’emergenza e controlli rigorosi a tutela dei cittadini.

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